Parola di scienziato

Riscaldamento Globale? Bugie e verità

Troppo spesso la scienza si piega alla politica e all' ideologia e l’umanità ne fa le spese

di Ey de Net

Riscaldamento Globale? Bugie e verità

Riscaldamento Globale

L’attenzione del mondo scientifico sulla teoria che vorrebbe l’uomo responsabile del presunto riscaldamento globale (Antropogenic Global Warming – AGW) ha conosciuto un momento di parossistico nervosismo quando hacker anonimi, alla vigilia della conferenza di Copenhagen, riuscirono a rubare una serie di messaggi di posta elettronica scambiati da e tra scienziati membri del CRU (Climate Research Unit) dell’Università del East Anglia. Quest’ultima, va detto, è tra i più attivi collaboratori del comitato intergovernativo dell’ONU (IPCC -  Intergovernmental Panel on Climate Change) il quale a sua volta giustifica la sua esistenza con lo studio dei cambiamenti climatici.

In queste mail alcuni climatologi si lasciavano andare a considerazioni non molto ortodosse né sui metodi scientifici né sulle informazioni da dare, prima che al pubblico, ad altri colleghi e su come interferire sui lavori che forti di evidenze criticavano il catastrofismo e l’allarmismo sulle cause e sugli effetti dei cambiamenti climatici.

Una delle conseguenze immediate di questo scandalo, ribattezzato Climategate, è stato il probabile ruolo nel fallimento della conferenza di Copenaghen, che si risolse con dichiarazioni di intenti e con uno stanziamento monetario per le nazioni emergenti, a patto che non utilizzassero le risorse fossili.

L’immagine del mondo scientifico uscì con le ossa rotte, evidenziando ai massimi livelli le faziose e acritiche divisioni esistenti, tra guelfi e ghibellini, non più in salsa fiorentina, ma a livello globale.

Gli scettici alzarono testa e petto per tuonare contro quella che fu definita la più grande truffa scientifica del secolo. Gli innamorati acritici della teoria del riscaldamento globale, e sono tanti perfino tra gli addetti ai lavori, rispondevano e rispondono stizziti, anche a dati scientifici recenti che ricominciano probabilmente a stabilire come minimo, un livello di parità, fino a quel giorno pericolosamente e artificialmente sbilanciato verso le colpe umane.

Questa insostenibile partigianeria “scientifica”, che spesso ha connotati da fede religiosa, è figlia di una diatriba ideologizzata a causa del cappello fornito dal mondo politico ed economico.

Occorrerebbe, visto lo stato dell’arte ispirarsi a Tiresia dell’Edipo Re di Sofocle, secondo il quale nella sventura bisogna tirare fuori il buono.

Tiresia evidentemente non conosceva l’opinione pubblica contemporanea, determinata da mezzi d’informazione spesso prezzolati; né la psicologia delle masse. Gli scettici, brutta definizione, altrimenti definiti negazionisti (che in tal modo li fa assomigliare ai negatori dell’olocausto gettando su di loro simile sinistra aura), sono in realtà fondamentali in un processo di validazione globale di una teoria che fa acqua da molte parti. E gli onesti studiosi del clima dovrebbero essergliene grati, ammesso e non concesso che una simile e radicata divisione sia salutare.

I punti fondamentali contro la teoria che oggi, mediaticamente e politicamente va per la maggiore, sono più d’uno. È stato dimostrato ampiamente nelle carote antartiche.

(Carote di Vostok, n.d.r. http://www.corriere.it/Primo_Piano/Scienze_e_Tecnologie/2004/06_Giugno/09/clima.shtml) che nei vari cicli della terra sono riconoscibili i periodi glaciali e di deglaciazione.

Bene: ogni deglaciazione inizia con l’aumento di temperatura e successivamente, con un ritardo di 600 – 1000 anni, inizia l’aumento di CO2 in atmosfera.

Questi sono i dati, e l’ultimo periodo deglaciale non fa eccezione alcuna. Quindi si è dimostrato che nel passato l’aumento della CO2 è stato consequenziale all’aumento di temperatura. Se questa lezione del passato fosse trasponibile tout court, vedremmo che la teoria del riscaldamento globale antropogenico crolla miseramente.

Le misure di temperatura di epoca storica.

Le misure affinché possano essere rappresentative, dovrebbero essere effettuate seguendo uno schema prefissato, o schemi anche differenti ma, nel confronto tra differenti metodologie, devono dare risultati convergenti.

Questa premessa è d’obbligo perché uno dei punti che ha sollevato enormi perplessità nella raccolta dati, sui quali si basano gli allarmi dell’IPCC, è stata la scelta dei dati da utilizzare; pare che siano stati scartati dati che poco si adattavano alle ricostruzioni che volevano evidenziare l’aumento di temperatura.

Costoso (parrebbe molto affidabile, ma con una serie storica solo recente) è il metodo della misurazione della temperatura tramite i satelliti. Esso data dal 1979 in poi. Dimostrerebbe che la terra è divisa in due: l’emisfero sud non ha alcun aumento di temperatura, l’emisfero nord ha avuto aumenti di temperatura fino al 2001. Alcuni studiosi mettono in relazione i relativi aumenti di temperatura con cause astronomiche.

È già stato accertato, fino a prossima smentita, che i periodi glaciali e interglaciali sono legati a variabili astronomiche. Ora, le oscillazioni più piccole tra i cicli sono messe in relazione alle variazioni di attività solare. Oscillazioni, queste, non visibili nelle carote glaciali, la cui risoluzione non permette di vedere così nel dettaglio. L’attenzione s’è quindi spostata verso lo studio dei pianeti del sistema solare.

Si trovano, nella letteratura specialistica, articoli che mettono in evidenza aumenti di temperatura su Marte non legati ai movimenti orbitali, bensì all’attività solare. In realtà, questa spiegazione, che dovrà essere confermata con una lunga serie di osservazioni, potrebbe trovare conferma pure in sconvolgimenti climatici osservati su Giove, Plutone e Titano. Questi ultimi vengono spiegati altrimenti (movimenti orbitali, riequilibrio masse fluide, ecc), ma la singolarità della osservazione di questi riscaldamenti sta nella concomitanza o quasi.

È una ipotesi di lavoro che ha tutta la dignità per essere proseguita e analizzata, ha tutto il diritto di non essere derisa dai tuttologi, ha tutto il diritto a non essere rigettata solo perché va contro le indicazioni dell’IPCC (sic!!!!!!), ha tutto il diritto di essere sotto i riflettori. A patto che, come accaduto in altre occasioni, non si trucchino i dati.

 Tornando alla ideologizzazione dei dati e teorie scientifiche occorre mettere in evidenza l’intervento accorato fatto da scienziati tedeschi a metà del 2009 – alcuni dei quali impegnati nelle attività dell’IPCC– al cancelliere Angela Merkel, circa l’opportunità di riconsiderare le scelte energetiche, dal momento che “the belief of climate change, and that it is manmade, has become a pseudo-religion”.

Temo di non essere d’accordo con la chiosa. Non è una pseudo religione, ma un indirizzo strategico economico, cui la scienza s’è fatta (inconsapevole?) traino. Oggi si legge che “attivisti africani” hanno protestato contro la non ufficiale notizia della futura fuoriuscita del Canada dai trattati di Kyoto. Avranno paura di perdere fondi?

Se vogliamo vivere in un mondo dove la scienza aiuti l’umanità e non sia al servisio di qualcosa o qualcuno dai non limpidi interessi  è necessario che essa si tiri fuori dalla diatriba strumentale e torni a quella scientifica: prove, testimonianze e un sano contraddittorio con le contro tesi, senza averne paura, ma anzi, benedicendole. Punto.

Se la scienza fa il suo percorso onesto, se politica ed economia non si intromettono dolosamente per indirizzarla e piegarla, essa trova i perché. Che possono anche essere smentiti o corretti, anche a velocità superiori a quelle della luce.

Per chiudere, una promessa che suona come minaccia: spiegherò nel dettaglio in successivi articoli, spero con linguaggio chiaro, cosa non funziona in questa teoria che, ad oggi, fa acqua da tutte le parti.

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