"Questa sera si recita a soggetto"

Attori e personaggi:la magia di Pirandello in scena a Firenze

In scena al teatro della Pergola da martedì 15 a Sabato 19 alle ore 20,45 e Domenica 20 alle ore 15,30

di Laerte Failli

Attori e personaggi:la magia di Pirandello in scena a Firenze

Una scena di " Stasera si recita a soggetto" di Luigi Pirandello

Il teatro nel teatro sul palcoscenico della Pergola a Firenze :  Questa sera si recita a soggetto è una delle ultime opere di Luigi Pirandello, (fu rappresentata per la prima volta a Könisberg, in Germania, nel 1930)  il quale viveva allora il periodo del suo massimo successo internazionale. L’opera nasce dal rapporto insieme di attrazione e di repulsione che  lo scrittore siciliano – diventato regista (allora si diceva "capocomico" o "direttore di scena") egli stesso – nutriva nei confronti dei sistemi di messa in scena che allora andavano per la maggiore in Germania, e in particolare di quelli di Max Reinhardt, cui era molto grato per la trionfale regia da lui fatta pochi anni prima di Sei personaggi, ma del quale non poteva tollerare la scarsa importanza che egli diceva di attribuire ai testi, con il risultato di fare sovente dei suoi spettacoli solo una "festa" teatrale.

Che cos’è il teatro? Luigi Pirandello (1867-1936) non ha mai cessato di chiederselo, cercando una risposta soprattutto in Sei personaggi in cerca d’autore, poi in Ciascuno a suo modo e, infine, in questa commedia che conclude il suo trittico “metateatrale”. Il tema centrale è qui dato dagli interrogativi sui rapporti tra testo e messa in scena, tra il lavoro del regista e quello degli attori chiamati a dare vita al suo mondo. Mentre il pubblico del teatro è in attesa che cominci lo spettacolo si sente un altercare sempre più agitato dietro il sipario. Il regista e gli attori non sono d’accordo sul modo di rappresentare la commedia tratta dalla novella di Pirandello Leonora, addio!. Il regista Hinkfuss vuole costruire il racconto soprattutto attraverso le sue scelte formali, ma gli attori obiettano che così il tema della novella, la gelosia, e gli stessi sentimenti dei personaggi finirebbero con l’essere soffocati: anche il loro talento scenico, soprattutto, cesserebbe di avere un valore autonomo.

Messo momentaneamente in disparte il regista "mago", la rappresentazione inizia come vogliono gli attori e sul palcoscenico si racconta così la gelosia di Rico Verri, il quale, non riuscendo a perdonare la moglie Mommina il passato di ragazza corteggiata, la costringe a rimanere segregata in casa. Mommina si tormenta e ad alleviare  le sue pene viene a trovarla la sorella, che deve interpretare nel teatro del paese Il Trovatore. Le due storie, quella della messa in scena dello spettacolo e quella della vicenda raccontata, vengono intrecciate da Pirandello in una riflessione sull’arte teatrale in generale, condotta attraverso un testo "aperto" di cui Alberto Giusta, regista e interprete del ruolo di Hinkfuss in una edizione genovese del 2011,  rivendica tutta l’attualità: «Un testo coraggioso poiché propone di rinunciare all’autore in favore della vita. Come? In un gioco di teatro nel teatro in cui vertiginosamente si passa dal tono della commedia a quello del melodramma, per infine sfiorare la tragedia».

 «Tutto il teatro recita!» caposaldo pirandelliano che prende forma “sin estetica” in questa storia; I protagonisti della storia sono tutti: dagli attori alle luci, al palco, alla platea fino al sipario. Una grande struttura funambolica in perenne equilibrio tra illusione e verità.

Gli attori non restano solo sul palco, ma sono per così dire ‘dinamici’: scendono continuamente in platea, si siedono tra il pubblico, chiamandolo a far parte della rappresentazione, abbattendo definitivamente la barriera che c’è tra il proscenio e il parterre. E’ questa una commedia ‘dei conflitti’ dove all’autore si sostituisce l’egemonia del regista, poi degli attori, poi del pubblico e, infine, dei personaggi stessi che prendono il sopravvento. : è la lotta delle singole personalità, nessuna delle quali vorrebbe cedere il passo, nell’esigenze dell’insieme, alle altre, né sottostare agli ordini del capo.

E il capo  alla fine del secondo atto (e forse è qui che s’è voluto vedere un elemento di satira) appare, ai suoi sottoposti, troppo dispotico, e viene messo bellamente alla porta dagli attori, divenuti finalmente concordi nel proclamare: «anche tu sei di troppo, faremo da noi».

Gli attori finiscono per identificarsi coi personaggi in cui si sono calati; ormai rifiutano le costrizioni altrui; vogliono vivere ciascuno, di sé e da sé. Tutta la rappresentazione sembra quindi procedere con allegria e sarcasmo, quando all’improvviso, e proprio alla fine, Pirandello decide di cambiare registro. E lo fa bruscamente,  riuscendo a commuovere il pubblico con una delle più tragiche e strazianti scene di teatro: il dramma e la morte di Mommina.

Mommina, nella pièce, è la primogenita fra le quattro prosperose figliole del signor Palmiro. Un tale Rico Verri, ufficiale di complemento in una piccola città di Sicilia, si innamora di lei e la sposa. Ma da qui inizia anche la gelosia retrospettiva di Rico, il quale diventato padre, sequestra la moglie impedendole ogni contatto con la madre e le sorelle.

Questa di Pirandello non è altro che un potente affresco della vita, grottesca e drammatica. «La vita, o la si vive o la si scrive», diceva Pirandello. Con questo testo, la si porta in scena. Dunque quale migliore occasione per scoprire con i propri occhi il pensiero (a quel tempo rivoluzionario) di Pirandello?

L’edizione fiorentina, in scena al teatro della  Pergola da martedì 15 a Sabato 19 alle ore 20,45 e Domenica 20 alle ore 15,30, viene rappresentata dalla Compagnia Moliere  del Teatro Quirino Vittorio Gassman.  La regia è di Ferdinando Ceriani,  protagonisti Mariano Rigillo e Anna Teresa Rossini. Altri interpreti principali Giacinto Palmarini, Ruben Rigillo, Silvia Siravo, Carla Ferraro.

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