Editoriale

Berlusconi dadaista scombina il già critico panorama politico con il rischio di far alleare Monti e Bersani

Centro-destra nel caos, se almeno fosse organizzato! Così rischia la marginalità per lungo tempo

Giovanni F.  Accolla

di Giovanni F.  Accolla

ove va il centro destra? La scorsa domenica è stata, nonostante tutto, la prima giornata di chiarezza che da quasi un anno si attendeva: pochi giorni or sono avevamo benedetto la ridiscesa in campo di Berlusconi almeno come momento di verità, e così, bene o male, è stato.

A destra s’è mosso qualcosa, Giorgia Meloni e Guido Crosetto hanno condensato le loro primarie in una vivace manifestazione, che è stata anche il loro “no Monti day”, e pochi giorni dopo La Russa ha inaugurato un soggetto politico, momentaneamente chiamato “Centro destra nazionale”, chiaramente collocato alla destra del Pdl. Forse presto diventeranno un unico soggetto con un profilo meglio definito, ma elettoralmente non trascendentale.

Ancora non del tutto chiara, invece,  l’operazione di “Italia popolare”, la componente più centrista che guarda alla continuità e alla contiguità con il Centro e con Monti, e non tanto per volontà degli organizzatori (Alemanno, Quagliariello, Sacconi e Frattini tra gli altri), ma per la confusione alimentata, a mio avviso, tanto dall’azione che definirei quasi dadaista di Silvio Berlusconi (se c’è Monti mi ritiro, ma dichiarandolo lo elimino) e dal protrarsi della attesa delle decisioni del presidente del Consiglio uscente.  

Insomma, lo spacchettamento pare garantito e forse non è un male (anche questa ipotesi l’avevamo battezzata come un possibile balsamo per ritrovare le origini ed assieme la credibilità smarrita, ma sei mesi fa!), ma ora il rischio è una ulteriore frammentazione e quindi una possibile marginalizzazione futura. Con una serie di pericoli che si annidano tutti al centro. Tra gli esponenti di "Italia popolare", di fatto, ci sono delle sfumature che se Monti scegliesse di proporre una sua lista, diventerebbero colorazioni nette e per nulla abbinabili. Alla chiamata di Mario Monti (che mai - com’è oramai,  ovvio - prenderebbe tout court, come da offerta, il ruolo di Berlusconi) sarebbero diversi gli esponenti  di quest’area a lasciare la casa madre.

Certamente Franco Frattini, uno dei pochi che tanto alla manifestazione che nelle interviste successivamente rilasciate, ha detto con chiarezza che reputa superata la fase berlusconiana, e Mario Mauro con tutto ciò che rappresentano e rappresenteranno (il mondo di Cl e un importante esponente del Ppe con buone credenziali per la Nato). Anche se per molti membri di Italia Popolare, a dire il vero, il passaggio tra le fila montiane presenterebbe difficoltà di tipo culturale perché ritengo che il premier sia, a tal punto, piuttosto choosy con buona parte degli ex-berlusconiani.

Dunque a tal punto, l’ipotetica lista Monti i danni i più gravi li potrebbe causare nell’immediato, senz’altro all’area di centro sinistra (diminuendone l’appeal elettorale e disarticolando la componente più centrista), ma nel futuro, di danni gravissimi e semi-permanenti,  li causerebbe proprio al centro destra. Perché se dopo le elezioni si offrisse a Bersani, andrebbe a realizzare (lo dico grossolanamente) quel sogno del “compromesso storico” mai davvero concretizzato in parlamento, radicalizzandolo in posizioni sempre più massimaliste, d’opposizione perenne. Non voglio dire che si tornerebbe al Msi, ma poco ci manca. Non c’è nulla di male, ma basta essere consapevoli. Credo, insomma, che inseguire Berlusconi ci porti dritti verso un pre Berlusconi. Con l’aggiunta inquietante di un opposizione fatta assieme ai grillini.

Perché attenzione, dunque, lo scontro più importante nella scena politica futura potrebbe essere quello tra Monti e Bersani per la leadership di un “partitone” di centro con sguardo a sinistra e ciò con la sponda a Monti di quella fetta, rimasta fin ora a becco asciutto, dei renziani.

E addio centro destra di governo, fino all’apparire sulla scena di un nuovo leader. Non è un giudizio ma vista in modo retrospettivo, non vedo altro progetto: per rimanere in sella e con prospettive di governo, il centro destra avrebbe dovuto essere il primo e più fedele alleato di Monti, condizionarne il più possibile la politica di quest’anno trascorso in chiave liberale ed anti Pd,  fino a farlo divenire il proprio nuovo federatore. Ora non c’è più tempo e nella migliore delle ipotesi, c’è rimasta la strategia dadaista (come dicevo prima) delle incursioni di vari soggetti e varie posizioni (anche contraddittorie), supportate da alleanze variabili (come si farà con la Lega che non vuole Berlusconi?) per sperare in un nulla di fatto elettorale. Ai dadaisti, si sa, piaceva il caos. Ma se caos deve essere, almeno sia organizzato!

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    1 commenti per questo articolo

  • Inserito da franco rossi il 20/12/2012 15:43:44

    Se ho ben capito il centrodestra avrebbe dovuto "cedere le armi" a Monti che rappresenta quanto di più retrivo "capitalismo senza ideali" esista. Monti non può federare nulla essendo inviato in Italia per farne l'esempio del percorso per la costruzione dello stato europeo asservito alla finanza. Vade retro Satana!!!

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