Editoriale

Una costituente via web, non risolve ma aiuterebbe. E poche essenziali proposte

Questione sociale, recupero della politica come servizio al cittadino, concetto di comunità, e qualche vecchio valore morale ed etico, non occoerrerebbe molto

Domenico Del Nero

di Domenico Del Nero

na situazione paradossale, quasi surreale quella che si sta vivendo in Italia in questi giorni.  Da un possibile match tra due giovani, Matteo Renzi e Giorgia Meloni, per il governo del paese, a un cozzar di …. dentiere tra  revenants quantomeno muffiti.

Intendiamoci; come più volte ribadito e sottolineato la questione non è certo “anagrafica”; anzi, uno dei punti deboli di Renzi  (e non certo il solo, comunque) è stato proprio quello di enfatizzare troppo il discorso  generazionale invece di puntare con molta più decisione il dito  contro l’invecchiamento o meglio l’obsolescenza  delle idee (o similtali)  e dei contenuti del suo paleozoico partito di riferimento. Le ondate di “giovanilismo” fine a se stesso, per quanto possano essere comprensibili considerando che la politica italiana somiglia sempre più a uno schizofrenico gerontocomio,  rischiano di arenarsi sulla solita spiaggia di crediti millantati ed esibiti come muscoli tanto ricchi di ormoni quanto privi di sostanza.   Quanto al PDL,  è evidente che non riesce a trovare un ubi consistam fuori dalla personalità senz’altro ingombrante del suo fondatore; ma le vergini vestali   che oggi si stracciano i candidi manti  avrebbero fatto bene ad accorgersene e a porsi il problema molto tempo fa, invece di cadere oggi dal …. sagrato.   Comunque, anche a voler prescindere (il che non è certo facile) dal suo spesso maleodorante contorno,  ben difficilmente oggi Berlusconi può accreditarsi come un’ancora di salvezza, che appare alquanto arrugginita e corrosa dall’uso; o meglio, dal mancato uso, se si pensa a tutte le illusioni che aveva fatto nascere e che sono perlopiù rimaste tali.  E questo può dirlo forte è chiaro chi berlusconiano non è mai stato, senza servi encomi né codardi oltraggi, e non chi si sveglia soltanto adesso dopo essere rimasto per anni a quella tavola alla stregua di un moderno Ciacco.  Di fini e paraggi (la minuscola è voluta)  meglio non parlare neppure; de minimis non curat pretor ( de verminis  poi ancor meno).

Al di là del contingente però, e a prescindere da chi vincerà e come vincerà (forse ancor più importante del chi) ciò che veramente conta è il “che fare”;  almeno per  chi ormai è veramente stanco  di una situazione che appare sempre più come un pozzo (soprattutto … fiscale)  senza fondo e un tunnel senza via d’uscita; e la prospettiva sempre più angosciosa e angosciante è quella di ritrovarci, dope le elezioni e un esecutivo in puro stile banda pifferi e tamburi, carro di Tespi o Zattera della Medusa,  con una riedizione di un governo tecnico composto da eurocrati, figli delle logge e rampolli della finanza, per i quali le persone contano solo in quanto  tasche da spremere. Più poi tutto il resto, naturalmente … sarebbe veramente la fine di tutto, forse proprio il presupposto della “fine della storia” di cui si è tanto parlato.

Catastrofismo? Può darsi, ma certo le prospettive non sono delle più incoraggianti e l’atteggiamento dello struzzo non sembra proprio la medicina migliore. Bisognerebbe dunque che chi ancora oggi si identifica in una destra degna di tale nome, ma ancor più semplicemente chiunque sia animato da un po’ di amore per la propria civiltà, per le proprie radici e nostalgico sì, ma di un futuro da poter garantire alle nuove generazioni, la smetta di aspettarsi un Messia con tanto di bacchetta magica;  l’attuale classe politica non è adatta a dirigere un condomino di periferia in una baraccopoli del sesto mondo, figuriamoci un paese più o meno civile come l’Italia.  E la cosa più reale è drammatica è semplicemente questa; nessuno ha un progetto credibile, ma solo vecchi slogan più o meno riciclati e la solita, incredibile,  faccia tosta. Andare oltre, dunque, questa volta e per davvero: oltre le vecchie divisioni di destra e sinistra (per quello che oggi significano queste  “etichette”), oltre una classe politica veramente da rottamare. 

Allora,  bisogna iniziare a “fare da soli”. Quando si sta per dire sembrerà a molti la scoperta dell’acqua calda; ma con le temperature che si preparano (sia in senso reale che metaforico)  un po’  d’acqua calda non può fare altro che bene.  Perché dunque non lanciare una “costituente via web” che dia vita intanto a un forum di gruppi, organizzazioni, persone che ormai non si sentono più rappresentate da niente e da nessuno, ma che non vorrebbero limitarsi ad assistere con un sorriso beota a quanto ci stanno cucinando?  Dal forum poi si potrebbe tentare di organizzare un movimento, un “qualcosa” che finalmente raccolga, faccia da punto di riferimento a un arcipelago oggi troppo frammentato e (almeno nel caso del mondo di destra) caratterizzato da un altissimo tasso di litigiosità che oggi però non ci si può più permettere.  Questo processo deve avere una visuale più ampia, andare oltre il prossimo appuntamento elettorale  (senza però perdersi alle calende greche) e diventare veramente una base di partenza per un futuro prossimo venturo, anche se non proprio dietro l’angolo. I punti su cui discutere e aggregarsi non mancano e alcuni intanto potrebbero essere

-       Il ritorno a una politica al servizio della Comunità e non degli interessi di una laida e sconcia casta. Per questo bisognerebbe magari evitare di riempire i parlamenti d’ogni sorta  di gente che non ha mai lavorato un giorno in vita sua, che è stata responsabile di movimenti universitari senza  aver dato esami, che è lì solo per “meriti” dinastici, clientelari … etc. etc. etc.

-       Ripartire proprio dal concetto di comunità; nazionale, locale, europea. Un qualcosa che parta dalla persona umana  come centro della politica, sapendo che l’uomo è per sua natura diverso e non uguale ;  quindi evitare sia gli steccati che i minestroni, avere il coraggio di difendere l’identità locale, nazionale ed europea. L’identità non è un limite, è forse la più grande ricchezza che l’uomo possieda e  va difesa con la massima determinazione ;  senza farne uno steccato, ma anche evitando di  vergognarsene e di esser pronti a svenderla oltre a tutto al peggior offerente. Quindi , anche affrontare con coraggio e chiarezza, senza fanatismi idioti né buonismi alla melassa, il problema dell’immigrazione,

-       La questione sociale; uno stato sociale sì, ma clientelare e assistenziale no. Uno stato dove il ceto medio non sia una sorta di criminale da perseguitare a ogni occasione, la proprietà (magari acquistata col sudore di generazioni) un crimine da spremere sino all’ultimo sangue,  la pubblica amministrazione un elefante idiota e parassita. E dove il lavoro sia certo un diritto (e per più persone possibile, magari) ma non un privilegio da mantenere anche con il fancazzismo più assoluto, tanto poi ci pensa il sindacato.  Se poi magari si cominciasse per davvero a parlare di merito …..

-       Qualche “valore personale”, magari.  La famiglia, la dignità della vita e della persona; e uno stato certo laico, ma dove quella  che da millenni è la nostra religione sia tutelata e rispettata, senza per questo togliere nulla a qualsiasi altro culto (o a chi non ne ha nessuno) almeno sinché rispetta le regole della convivenza civile e le tradizioni di un luogo in cui magari  ha scelto di venire, senza che nessuno glielo abbia imposto. Nessuno bambino può né tantomeno  deve essere obbligato a soffermarsi davanti a un presepe, ma basta una buona volta con le scuole che non lo fanno proprio solo per non offendere la suscettibilità di Mohammed  o Mustafà.

 

Non saranno grandi “novità” e sono pure allo stato abbastanza generico. Volutamente, perché questo non ha assolutamente la pretesa di essere un programma politico né tantomeno un qualcosa di esaustivo,  ma solo un sasso lanciato in una gora sempre più morta e maleodorante.  E destinato soprattutto ai giovani, perché il domani appartiene a loro e sperando che siano più bravi di chi li ha preceduti (del resto, bisognerebbe impegnarsi non poco per riuscire a far peggio!)

 Come diceva Dante: “Poca favilla gran fiamma seconda” .  Almeno si spera. 

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