la Pergola fiorentina

Il giorno della civetta di Sciascia e la sua drammatica attualità convincono gli spettatori

Ottimo cast guidato da un eccellente Orso Maria Guerrini e un bravissimo Sebastiano Somma, repliche fino a domenica

di Domenico Del Nero

Il giorno della civetta di Sciascia e la sua drammatica attualità convincono gli spettatori

«Nella riduzione teatrale de Il giorno della civetta che intendiamo mettere in scena, l’azione si svolge in una Sicilia trasfigurata, territorio dell’anima prima ancora che elemento geografico.» Fabrizio Catalano Sciascia, nipote dello scrittore, regista e interprete della trasposizione scenica del celebre romanzo di Leonardo Sciascia, operata da Gaetano Aronica (anch’egli nel cast) così descrive lo spirito dello spettacolo andato in scena ieri sera in prima rappresentazione al teatro fiorentino della Pergola. Una rappresentazione di buon livello e di buona levatura, giustamente premiata dal consenso del pubblico; anche se forse, malgrado l’indubbia bravura degli interpreti, non proprio pari ai due grandi eventi che hanno aperto la stagione, Tutto per bene e il Discorso del re: la dizione, soprattutto in alcuni momenti, non era ad esempio perfetta e soprattutto il primo atto ha dato l’impressione di una certa staticità, (peraltro forse voluta e necessaria) mentre il secondo è risultato più coinvolgente. L’adattamento del romanzo alla scena ha poi comportato alcune “libertà”, come il colloquio finale tra il capitano Bellodi e Rosa ( che nel libro non c’è) e un insistente richiamo ai nostri giorni, in cui la mafia è purtroppo ancora più presente e tentacolare che negli anni ’60. Molto efficace, a tale proposito, un discorso registrato di Sciascia diffuso mentre cala il sipario. E lo spirito dello scrittore c’era tutto, anche perché, come ricorda Gaetano Aronica «Gli interrogativi che Sciascia poneva nel 1961 rimangono ancora aperti, le zone d’ombra non ancora chiarite». Anzi è il caso di dire che si siano quanto mai allargate … L’azione si svolge soprattutto in una stazione dei carabinieri di un piccolo paesino dell’entroterra siciliano; una scenografia semplice e essenziale, ma comunque suggestiva ed efficace. Qui si svolge l’inchiesta del capitano dei carabinieri Bellodi : «un uomo di polso, integro, ma piano piano si scioglie: il personaggio è abbastanza rigido, finché non riesce a entrare in empatia con la realtà siciliana» dichiara l’attore Sebastiano Somma, che lo impersona sul palcoscenico. E in effetti Somma riesce benissimo a dar vita a un compassato ufficiale dell’arma del nord, attento alla forma sia in servizio che nei rapporti personali, che finisce con l’entrare in sintonia con chi gli sta vicino: il sicilianissimo maresciallo Pasquale di Natale, figura dai connotati comici (ma non”macchietta”) e realizzata con grande verve e efficacia e Rosa, vedova di una delle vittime che aveva per disgrazia riconosciuto il sicario, interpreta da Morgana Forcella che ha saputo dare vita a un personaggio dolente ma determinato, senza “eccessi” ma con grande forza drammatica. L’inchiesta sull’assassinio dell’onesto imprenditore edile Salvatore Colasberna, “colpevole” di costruire con il cemento anziché con le miscele di sabbia e sterco, dà infatti il via ad altri due omicidi che convergono verso due “uomini d’onore” (e satelliti vari): in primis il boss locale Mariano Arena, il “puparo” della situazione interpretato magistralmente da un grande Orso Maria Guerrini, davvero un “cattivo” da manuale, cinico e sprezzante ma in fondo buon conoscitore della natura umana, come prova la sua classificazione degli esseri umani da …. uomini a quaquaraqua, divenuta poi proverbiale. Come è noto, l’inchiesta di Bellodi arriva a stabilire la verità, ma la giustizia si inceppa grazie ai maneggi della politica, qui rappresentata dall’onorevole Livigni (il secondo “uomo d’onore”) a cui Gaetano Aronica ha prestato una maschera efficacemente cinica e disgustosa …. quasi quanto certi politicanti autentici! Uno spettacolo importante anche e soprattutto per i giovani, che lascia sicuramente l’amaro in bocca ma che non manca in fondo di lanciare anche un messaggio di speranza, grazie ai personaggi positivi come Bellodi e Rosa. In fatti, come ha dichiarato lo stesso Somma: «La funzione del teatro è questa: muovere il pensiero» e sicuramente questo Giorno della Civetta può essere non solo una buon evento teatrale ma anche una grande lezione di storia recente, anzi di attualità. Ulteriori repliche sino a sabato alle 20,45, ultima rappresentazione domenica 2 dicembre ore 15,45.

Piaciuto questo Articolo? Condividilo...

Inserisci un Commento

Nickname (richiesto)
Email (non pubblicata, richiesta) *
Website (non pubblicato, facoltativo)
Capc

inserisci il codice

Inserendo il commento dichiaro di aver letto l'informativa privacy di questo sito ed averne accettate le condizioni.

TotaliDizionario

cerca la parola...