L'Opera del Drammaturgo inglese David Seidler

Il Discorso del Re, al teatro La Pergola di Firenze

Si tratta di un dramma storico, che mette in scena una personalità di sovrano forse non molto nota ma notevolissima: Giorgio VI d’Inghilterra

di Domenico Del Nero

Il Discorso del Re, al teatro La Pergola di Firenze

God save the king;ma anche la sua voce.  Il Discorso del Re è un’opera del drammaturgo inglese David Seidler, scritta per il teatro anche se la grande popolarità gli viene dal cinema . È stato proprio Seidler a  trasformare questo suo lavoro in sceneggiatura per il regista Tom Hooper,  che ha diretto Colin Firth, Geoffrey Rush, Helena Bonham Carter e Guy Pearce in un film del 2010 che ha visto ben  12 nomination all’Oscar e 4 statuette ottenute (fra  le quali quella alla miglior sceneggiatura), Academy Award, 7 BAFTA, un Golden Globe…  Ora la versione teatrale giunge in Italia, dopo un debutto inglese nell’aprile scorso. E approda a Firenze al teatro  della Pergola, con Luca Barbareschi nella veste di protagonista,  regista e produttore.

Si tratta di un dramma storico, che mette in scena una personalità di sovrano forse non molto nota ma notevolissima: Giorgio VI  d’Inghilterra, re per sbaglio in quanto la corona avrebbe dovuto toccare a suo fratello, che fu in effetti nel 1936  per qualche mese monarca d’Inghilterra con il nome di Edoardo VIII. Ma ai fastigi del trono preferì l’affetto di una donna divorziata, Wally Simpson (“Avete mai provato a andare a letto con una corona? “ pare ribattesse a chi gli faceva notare l’assurdità del suo gesto) lasciando così l’alto scranno al fratello Bertie (Albert) George, il quale ne avrebbe fatto volentieri a meno, anche perché era timidissimo, al punto da avere problemi di balbuzie. Questo non gli impedirà di fare il suo dovere con grande fermezza e dignità, al contrario del suo collega sabaudo Vittorio Emanuele III.

Ma questa è un’altra storia. La commedia di Seidler, che comunque nella storia affonda saldamente le sue radici,  ambientata in una Londra surreale, a cavallo tra gli anni 20 e 30 del secolo scorso,  è centrata su una vicenda privata  di Albert duca di York,  secondogenito balbuziente del Re Giorgio V, che per l’appunto non sembrava affatto destinato a salire al trono.  Ed ecco che allora la moglie, la straordinaria Elizabeth Bowes-Lyon  morta ultracentenaria  nel 2002, lo spinge ad affidarsi alle cure di un  logopedista australiano, Lionel Logue:  medico o meglio  presunto tale. Medico o semplicemente ex attore, Logue  con i suoi metodi anticonformisti, capace di sondare le anime e di medicarle, insegna al Duca di York come superare l’incubo di parlare in pubblico, con una cura a metà strada tra il laboratorio teatrale e la seduta psicanalitica che alla fine ridà ritmo, fiducia e potere alle sue parole e a tutti i suoi discorsi ufficiali.  “Il discorso del re nasce prima come testo teatrale, poi diventa un film – spiega Barbareschi - Il testo mette la parola al centro di tutto, e la parolaappartiene al teatro”. Interpreto Lionel Logue, un attore fallito che grazie alla potenza delle parole salva le istituzioni. Questa storia è un paradosso meraviglioso, una piccola rivoluzione fatta da un piccolo attore: Lionel Logue è logopedista per sbaglio, in realtà è un attore fallito che salva un re e nello stesso tempo tutta l’Europa. Riesce a donare l’uso della parola al fragile Bertie, facendo così in modo che diventi re e dichiari guerra ad Hitler. Ecco che un attore riesce a cambiare il corso dell’Europa. Secondo me questo spettacolo è una bellissima metafora dell’arte rispetto al potere. “ Barbareschi dice inoltre che la versione teatrale non ha debiti nei confronti del film, che pure egli ha apprezzato, ma che a suo dire tace i risvolti più spinosi della vicenda, come quella del fratello ex sovrano che diventa filonazista. In ogni caso questa storia non tocca il gossip, a cui le vicende di casa Windsor ci hanno ultimamente sin troppo abituato: quello di Giorgio VI è un dramma politico e umano e straordinaria è anche la figura, poco nota ma importantissima, de logopedista Logue. Siedler si documentò scrupolosamente e chiese, già nel 1981, il permesso alla regina madre di raccontare la storia. “Per favore, signor Seidler, non durante la mia vita. Il ricordo di quegli eventi è ancora troppo doloroso” fu la risposta dell’anziana sovrana. E Seidler, davvero gentiluomo d’altri tempi, aspettò.

Il personaggio del  logopedista è interpretato da Barbareschi; il principe Bertie è Filippo Dini, Elizabeth, allora duchessa di York, Astrid Meloni. Debutto stasera ore 20,45, repliche stesso orario tutti  i giorni sino a sabato 10, domenica 11 ore 15,45.

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