Editoriale

Lettera aperta a Francesco Profumo, ministro della Pubblica Distr … istruzione

Per i professori più ore di lavoro, nessun aumento in nome dell’Europa che però paga di più i suoi insegnanti

Domenico Del Nero

di Domenico Del Nero

gregio sig. ministro, sono nel mondo della scuola della scuola da circa diciotto anni – non molti, certo, ma neppure pochissimi – e devo dire che nel ministero attualmente da lei gestito (per nostra disgrazia, con licenza scrivendo) c’è stato un tale dispiegarsi di talenti da poter giustificare il nome di ministero della pubblica distruzione. Oggetto di tale distruzione, senza alcun dubbio, la scuola pubblica.  Se chi oggi ha responsabilità di governo usasse un minimo di logica, o più semplicemente avesse un minimo a cuore le sorti di ciò che amministra, eviterebbe se non altro di prenderci per la parte che normalmente usiamo per sedere nelle scalcagnatissime cattedre dei ancor più cadenti edifici scolastici.  La mia Firenze ne sa qualcosa: peccato davvero, mi creda, che quella sera al liceo Galileo non ci fosse lei,  nei paraggi di quel pavimento crollato. Glielo dico senza animosità personale, ma perché avrei voluto che constatasse di persona... e magari si prendesse un bello spavento.

 Detto questo, vediamo un po’ se,  sia pur da somari degni più del bastone che della carota, quali lei ci ha graziosamente anche se solo implicitamente  definiti, riusciamo a mettere a fuoco (in tutti  i sensi) qualcosa delle sue mirabolanti proposte. A proposito, lei sa che  il tempo del bastone e della carota è opera di un certo Benito Mussolini?  Sarebbe carino ipotizzare gli strilli e le grancasse delle varie pitonesse se  cotanta  espressione fosse stata usata da qualcuno leggermente spostato a destra ….

Prima di tutto,  una precisazione: non sono affatto un difensore a priori della categoria alla quale mi pregio di appartenere.  So fin troppo bene che esistono cattivi insegnanti, (accanto però a tanti degnissimi)  che interpretano il loro lavoro come una monotona sinecura e gli studenti come una fastidiosa e inevitabile seccatura; o certi residuati bellici sessantottardi che fanno della cattedra un pulpito per ideologie più o meno stantie.  Il giorno in cui ci si deciderà a far piazza pulita di simili esemplari, lasciando magari il posto a tanti precari che si dedicano (quando li fanno lavorare) alla loro professione con entusiasmo e grande competenza sarò il primo ad applaudire; ma temo che questa sia pura fantascienza.

Del resto, se pensiamo alla classe politica, la nostra ne esce tutto sommato persino blasonata. Intanto però, nella sua onniscienza, dovrebbe spiegare a noi poveri somari come, dopo che l’ultima riforma (contro la quale lei, se non erro, non ha spiccicato sillaba)  ha drasticamente ridotto, soprattutto in certe materie, le ore di insegnamento, lei pensi  di aumentare la qualità dell’insegnamento tenendoci a scuola sei ore settimanali in più;  per giunta senza un centesimo di aumento di stipendio, impiegandoci però prevalentemente come tappabuchi per  supplenze.  E più precisamente:   “per la copertura di spezzoni orario disponibili nell'istituzione scolastica di titolarità; per l'attribuzione di supplenze temporanee , per tutte le classi di concorso per cui abbia titolo “ .

L’attribuzione dello spezzone, oltre a mettere fuori gioco diversi precari, significa l’attribuzione di almeno una classe in più. E allora … altro che sei ore. Il tutto poi con lo stesso stipendio “regale” con il quale ci si garantisce appena la sopravvivenza e che uno dei nostri  illustrissimi e onorevoli parlamentari, consiglieri regionali etc. (magari con licenza media, laurea acquistata nel “Katanga”  e comunque ignoranza di origine controllata e garantita)  non riserverebbe neppure a  qualche anellide della verminosa sequela dei suoi lacchè.  Per non parlare, naturalmente, di “bazzecole” come  il pagamento degli scatti di anzianità del personale della scuola maturati al 31/12/2011, su cui lei aveva dato certe assicurazioni  e su cui ancora nulla si muove;  e del blocco sulle nostre retribuzioni, praticamente sino a data da destinarsi ….

Oltre a questo, posso capire che a lei diciotto ore sembrino pochine ma … Lei  è un  docente universitario ed è stato pure rettore: vuole per caso dirmi che i suoi colleghi passano la maggior parte della loro vita in aula a far lezione?  E  inoltre, non le passa per la testa che l’insegnante è un professionista che svolge un lavoro intellettuale di cui la lezione è solo la punta dell’iceberg? Soprattutto oggi che ai docenti è richiesto di fare (di solito per l’appunto gratis) un po’ tutto, dalla tata, allo psicologo, all’assistente sociale, alla guida turistica in gita scolastica con retribuzione zero e tutti i rischi e le responsabilità possibili e immaginabili?

So bene per carità che i docenti universitari sono aristocrazia e noi la plebe, anche nel senso che una casta più chiusa e più arroccata nei propri privilegi della vostra non è facile trovarla (giusto i politici e  poco altro); ma naturalmente come si suol dire ….. cane non mangia cane (senza offesa per quel nobile animale) per cui quelli non si toccano. E comunque, anche lasciando stare questi simpaticissimi aspetti, se è vero che al docente universitario dovrebbe competere anche e soprattutto un’attività di ricerca, mentre alle superiori (licei compresi) la lezione è l’attività principale, questo non significa che anche il docente delle superiori non abbia i suoi “compiti a casa” difficili da quantificare, ma sicuramente non inferiori alle dieci ore settimanali: strutturare prove di verifica, correggerle, preparare lezioni che non siano per l’appunto solo pappagallesche rimasticature di libri di testo. Per non parlare della sequela di riunioni, consigli, collegi etc. etc.

Del resto, caro signor ministro, siamo somari, per cui se non ci prepariamo come facciamo poi a istruire i nostri studenti?  Pensi poi che qualcuno di noi, compreso chi le scrive, fa anche qualche attività di ricerca  e persino qualche pubblicazione, cose che una volta, molto, molto tempo fa nella scuola venivano pure valutate. Oggi invece  quello che conta, a quanto pare, è soprattutto fare i “parcheggiatori” dei nostri studenti che evidentemente hanno bisogno, persino quando sono ormai maggiorenni, i solerti guardiani che ne tengano a bada gli istinti animaleschi. Se infatti le ore in più in classe servissero a fare lezione ai nostri ragazzi,  o comunque a svolgere attività utili a potenziare il nostro lavoro, sarebbe già un’altra cosa, anche se rimane francamente e sinceramente misterioso il motivo per cui solo e sempre a chi svolga una professione intellettuale venga chiesto di lavorare gratis.

Ancora una volta, la paroletta magica, quella che si tira sempre in ballo per giustificare certe uscite mirabolanti, è l’Europa.  Nelle scuole superiori, ad esempio,  le 630 ore di servizio annue degli insegnanti italiani sarebbero inferiori a quelle dei principali paesi partner europei,  avvicinandosi  solo all'orario dei docenti francesi (632 ore l'anno). Certo due ore l’anno sono una differenza talmente abissale da giustificare cotanto provvedimento;  ma …  sig. Ministro, tanto per curiosità, è andato a dare un’occhiatina  anche alle retribuzioni dei nostri colleghi europei?  

Lei ha recentemente dichiarato che "la professione dell'insegnante deve essere più valorizzata e sostenuta, affinché gli insegnanti possano tornare ad essere maestri di cultura e di vita”. Bella frasetta ad effetto, ne abbiamo sentite tante in questi ultimi anni, salvo poi vedere la nostra professione (e la nostra professionalità) sempre meno considerate e sempre più svilite. 

Valorizzare la nostra professionalità, signor ministro, significa anzitutto restituirle dignità, a tutti i livelli: anche colpendo chi non è degno di un lavoro difficile e delicato, perché ha in mano la formazione dei nostri giovani che sono il futuro del paese . Quindi benissimo, ad esempio, usare la mano pesante con i “diplomifici” .  Dovrebbe però fare anche un altro sforzettino  e capire  che strutture fatiscenti, aule sovraffollate,  nessuna considerazione del tipo di lavoro che il docente svolge e che richiede tra l’altro una fatica  e una concentrazione difficili a comprendersi  (lei, caro sig. ministro, ha mai provato a fare in una mattina cinque ore di lezione, passando magari da Dante a Pirandello, da Orazio a Foscolo nella stessa mattina e non limitandosi a blaterare quattro banalità? ) non sono precisamente la ricetta migliore per “valorizzarci”. 

Ci rendiamo tutti conto della necessità di risparmiare, specie considerando i luminosi esempi di parsimonia e di cura del denaro pubblico che ci vengono dal mondo della politica,  (regione Lazio docet?) ma non comprendiamo perché debba essere sempre un settore vitale come la scuola a farne le spese.  E a tale proposito: c’era proprio bisogno di un altro costosissimo e inutile “concorsone”, considerando tutti i precari che ancora ci sono e che in molti casi di concorsi di vario tipo ne hanno superato più d’uno?

Vorrei concludere con “cordiali saluti” ma sarebbe pura ipocrisia. E per quello che penso davvero temo che dopo avrei bisogno dell’assistenza di un legale. Mi limito dunque ad augurarmi che lei possa durare in carica il meno possibile e che il suo successore non riesca,  come purtroppo quasi sempre in questi casi, a compiere il miracolo davvero mirabolante di farla rimpiangere.

Passai  per San Fiorenza, intesi un raglio; era un sospiro del ministro Broglio.[1]



[1]Giosuè Carducci contro Emilio Broglio, ministro della Pubblica Istruzione dall’ottobre 1867 al maggio 1869.

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    4 commenti per questo articolo

  • Inserito da Lidia il 17/10/2012 01:42:24

    Noi docenti italiani trattati come gli ebrei dell'epoca nazista.

  • Inserito da Helmut Leftbuster il 15/10/2012 19:58:42

    Caro Domenico, sono uso argomentare talvolta sin troppo verbosamente i miei commenti ai tuoi scritti, ma stavolta sarò breve, te lo devo, poiché hai detto tutto tu, e troppo bene perché altro spazio sia lasciato. GRANDE! Mi concedo solo una minuscola postilla: colui a cui ti rivolgi è, come ogni suo collega, espressione di un volere mondialista. Pertanto è normale che distrugga la scuola italiana per distruggere l'italianità della scuola.

  • Inserito da domenico del nero il 15/10/2012 19:43:51

    Cara Loredana, sei una lettrice sempre attenta e acutissima! L'abbinamento con il .... profumo britannico mi è sfuggito, ottimo davvero! Quanto al tuo desiderio, temo che la sua realizzazione sia .... un miracolo da Lourdes!

  • Inserito da Loredana il 15/10/2012 18:05:44

    Quando ho sentito il nome Profumo abbinato al Ministero dell'Istruzione, mi è subito venuto in mente l'altro Profumo, quello britannico che s'impelagò, qualche anno fa, in una disastrosa relazione con l'escort di turno. Non vi sono analogie inquietanti? Sembra che chi porti il nome Profumo, sia destinato a distruggere qualcosa, e anche qualcosa che ha a che fare con le istituzioni nazionali (il John Profumo era Segretario di Stato per la Guerra). Tornando ai Profumi Distruttivi di casa nostra, mi piacerebbe davvero leggere la risposta del destinatario a questa lettera aperta...scritta in italiano e non in politichese, però.

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