Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
L'unico compito di ogni giorno di quell'uomo era alzarsi e pensare, seduto sulla sua sedia di paglia.
Ogni giorno era la stessa cosa. Era sempre così. Scaldava l’acqua per la solita minestra e si risedeva. Pensava e pensava, forse alla sua tristezza, al senso della vita…sapeva far solo quello.
Non c'era cosa alcuna che lo motivasse, tutto ciò che lo circondava non lo scuoteva minimamente.
Questo era ciò che faceva, la sua vita.
Mai aveva sentito interesse per questo o quello, mai aveva desiderato che qualcuno bussasse alla porta della sua vecchia baracca di legno.
In uno di questi apatici giorni sentì suonare alla porta.
Si alzò dubbioso, ma poi aprì.
“ Ciao Arnoldo, come va? Quanto tempo che non ci vediamo”, disse l’uomo al di là dell’uscio.
“Niente di nuovo”, rispose con debole voce lo stupito ometto.
“Ti porto una novità, questo piccolo cane smarrito che mi sono ritrovato nel giardino.
Non avendo posto lo cedo volentieri a te”
Arnoldo non si sarebbe mai aspettato una tal proposta, dal momento poi che non vedeva il suo vicino da mesi e mesi.
Comunque, accettò e si tenne quel barboncino nero dagli occhi marroni.
Subito, iniziò a osservare e si vide specchiato in quel cane di strada; tanto che sentì il folgorante desiderio di badare con affetto a quella bestiola. Erano anni che Arnoldo non riusciva a sorridere, quel pomeriggio lo fece… e tutto per un piccolo cane randagio.
Trascorsero mesi, e poi anni, da quello strano pomeriggio.
Ora, Arnoldo, giaceva immobile sul suo letto. Sembrava che la morte stesse per raggiungerlo.
Si voltò verso il suo cane, il suo fedele amico, e si fermò nei suoi occhi.
Per un attimo gli parve di intuire che questa creatura fosse caduta dal cielo come un angelo.
Lo accarezzò e pronunciò sommessamente una frase che da tanto tempo non esprimeva: “ti voglio tanto bene, cagnolino mio”.
L’uomo ricordò, subito dopo, alcuni momenti tristi della sua vita e si rese conto di una cosa: quel cane era l’unico ad assisterlo nei suoi ultimi attimi di esistenza, era il solo vero amico, il suo reale attaccamento verso un essere; e pensò : “ Allora sarebbe bastato un cane randagio a rendere la mia vita meno disperata e triste…” Chiuse gli occhi e morì.
Inserito da BEA il 10/10/2012 15:25:51
Ci vuole un essere vivente - vicino o no - per VIVERE, essere vivi. Ok, un cane lontano non serve. Sapiamo bene che un cane perdendo il suo padrone, a volte muore pure. Bella storia!
Inserito da carlo il 10/10/2012 15:24:30
FRAGILE ED INEFFABILE LA VITA!!! CARO MAXI, SOFFERMARSI A SOPPESARE E MEDITARE TROVO "SCADE" NELL'INAZIONE: MEGLIO NON AVER RIMPIANTI ED INTERCETTARE IL "RANDAGIO" METAFORICO, SUBITO!!!
Inserito da Loredana il 10/10/2012 14:06:37
In fondo, la sua vita è stata meno disperata e triste, perché si è preso cura di un altro essere vivente. Non si è accorto del bene che comunque stava facendo anche a se stesso...
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