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Girolamo Savonarola
Girolamo Savonarola, nasce il 21 settembre 1452, nel Ducato di Ferrara.
Predicatore cristiano, riformatore e martire, rinomato per i suoi scontri dialettali con i governanti tirannici e il clero corrotto. Dopo la caduta dei Medici nel 1494, Savonarola fu l'unico vero capo di Firenze, con la programmazione e creazione di una repubblica democratica. I suoi nemici principali furono il duca di Milano e papa Alessandro VI, che emise numerose restrizioni contro di lui, sempre però ignorate da Girolamo.
Girolamo Savonarola nacque da Niccolò Savonarola e Elena Bonaccorsi.
La sua educazione venne curata molto da vicino dal suo nonno paterno, Michele, un medico famoso e uomo di rigidi principi morali e religiosi. Da questo anziano studioso, Savonarola, ricevette diverse influenze medievali.
Nella sua prima poesia e in altri scritti adolescenziali già si scorgono le principali caratteristiche del futuro riformatore.
In quei primi anni ebbe a scrivere, infatti, una lettera a suo padre dove evidenziava di non poter sopportare "la malvagità cieca dei popoli d'Italia”, trovando insopportabile il paganesimo umanistico che corrompeva i costumi, la poesia, e la religione stessa.
E la causa di tutto era questa diffusa immoralità proveniente da un clero sempre più vizioso, anche negli alti livelli della gerarchia ecclesiastica.
Il 24 aprile 1475, lascerà la casa del padre e gli studi di medicina, su cui si stava impegnando dopo aver preso una laurea in arti liberali, per entrare nell’ordine domenicano di Bologna. Tornando a Ferrara quattro anni più tardi, iniziò a insegnare la Sacra Scrittura nel Convento degli Angeli. Lo studio della Scrittura, insieme alle opere di Tommaso d'Aquino , furono sempre la sua grande passione.
Nel 1482 Savonarola fu mandato a Firenze per assumere la carica di docente nel convento di San Marco, dove si guadagnò una grande reputazione per la sua dottrina e ascesi. Come predicatore non riuscì subito nel suo intento, ma una rivelazione improvvisa lo ispirò a cominciare e perfezionare le sue notissime prediche profetiche. A San Gimignano tra la Quaresima del 1485 e 1486, espose le sue famose profezie: “La chiesa ha bisogno di una seria riforma; sarò flagellato e poi riapprezzato”.
Dopo altre sue profezie che vedevano la caduta dei Medici e l’invasione da parte di Carlo VIII, poi immancabilmente avvenute, e il grande successo che stava ottenendo vennero a careargli non poche gelosie e sospetti.
Un partito fiorentino, chiamatosi Arrabbiati, venne costituito in opposizione a lui e alla sua dottrina. Questi nemici interni (Duca di Milano e il Papa) si allearono con potenti forze straniere, dopo la loro unione con la Lega Santa.
Fu allora, che il Papa gli inviò una lettera, il 21 luglio 1495, in cui lo elogiava per i frutti miracolosi del suo lavoro e lo invitava a Roma per pronunciare alcune delle le sue profezie dalle proprie labbra.
Siccome Papa Alessandro VI , era da molti riconosciuto come corrotto, la trappola fu veramente troppo evidente.
Savonarola, infatti, chiese di rimandare il suo viaggio, inventando che una strana malattia lo stava affliggendo da giorni.
Il Papa sembrò credere alla giustificazione, ma l'8 settembre, sotto la pressione dei suoi amici politici -e nemici del Savonarola-, gli fece pervenire un breve secondo dispaccio in cui le lodi precedenti si erano trasformate in offese e ingiurie.
Gli fu ordinato di andare a Bologna, sotto pena di scomunica.
Savonarola rispose a questo duro messaggio con fermezza rispettosa, sottolineando non meno di 18 errori rilevati in esso.
Il 16 ottobre, venne proibito a Savonarola di predicare.
Il Papa, sembrò giustificarsi affermando che era stata La Lega Santa ad insistere su tale abolizione.
Dopo alcuni mesi, verso la Quaresima del 1496, Alessandro VI, pur rifiutando agli ambasciatori fiorentini una cancellazione, accettò un accordo verbale. Così Savonarola fu in grado di recitare i suoi sermoni in cui attaccò la Corte romana con rinnovato vigore.
Fece anche riferimenti alla scandalosa vita privata del Papa, e tal cosa offese molto il pontefice.
In quel tempo, l’autorità di Savonarola stava crescendo a dismisura, e il Papa cercò di portarlo dalla sua parte offrendogli il cappello da cardinale.
Egli rispose: "Un cappello rosso? Voglio un cappello di sangue. "
Allora Alessandro VI, pressato dalla Lega e dagli Arrabbiati, organizzò contro di lui un nuovo attacco.
Il 7 novembre 1496, gli fu tolta la responsabilità della Congregazione di San Marco, di cui il Savonarola era vicario, perdendo così la sua autorità.
Girolamo, tuttavia, pur protestando vigorosamente, non disobbedì, pur continuando imperterrito nell’ Avvento del 1496 e la Quaresima del 1497 con la sua serie di sermoni su Ezechiele.
Durante la stagione del carnevale di quell'anno la sua autorità ricevette un omaggio simbolico nel "rogo delle vanità", quando ornamenti personali, immagini oscene, carte e tavoli da gioco vennero bruciati in piazza. Distruzione di libri e opere d'arte risultò trascurabile.
Eventi in Italia, intanto, si rivoltavano contro Savonarola, e anche a Firenze il suo potere stava diminuendo giorno dopo giorno a causa di sfavorevoli sviluppi politici ed economici.
Gli Arrabbiati lo costrinsero a non predicare più, e incitarono sommosse sacrileghe contro di lui il giorno dell'Ascensione. Essi ottennero, dalla Corte romana, la bolla di scomunica voluta contro il loro nemico.
In effetti, però, la scomunica, oltre ad essere clandestina, era piena di tali errori evidenti di forma e sostanza da renderla nulla, e il Papa stesso dovette rinnegarla. Il governo fiorentino, tuttavia, cercò di ottenere il suo ritiro formale, coinvolgendo questioni politiche più ampie. Assorto in studio e preghiera, Savonarola rimase in silenzio.
Mancandogli anche il sostegno da parte della Francia, restò in minoranza mentre stava risorgendo il partito dei Medici che nel 1498 ordinò il suo arresto, facendolo processare per eresia. La controversia fu agli occhi di molti falsificata: Savonarola dovette patire la tortura della corda, il fuoco sotto i piedi e il cavalletto, subendo distorsioni in varie parti del corpo.
Poi, la condanna lo volle in piazza della Signoria così da essere bruciato assieme a due suoi collaboratori. Morì il 23 maggio del 1498.
Inserito da Alex il 22/09/2012 20:56:13
Hanno fatto bene i Medici a ridurlo in polvere, era un rompiscatole per parlare pulito ed oscurantista bigotto che volle distruggere quanto di bello c'era a Firenze allora. W le donne lo champagne e tutto il bel vivere, alla faccia dei bigotti invidiosi stile savonarola di radio maria.
Inserito da Loredana il 21/09/2012 11:19:27
Ho sempre ricordato Savonarola per la sua intolleranza e per il rogo dei libri, ma evidentemente avevo dimenticato dei pezzi importanti del suo pensiero. Sicuramente fu molto coraggioso a scontrarsi con Alessandro VI, il papa Borgia. La sua non era una proprio una delle famiglie più pacifiche dell'Italia dei potenti dell'epoca...
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