Il ritorno a casa di Ezechiele Arnaldi

​Pericoloso, mettersi alla guida quando diluvia!

l vento faceva si che i rami degli alberi si agitassero in tale maniera da prendere forme quasi umane, di lunghe, rinsecchite braccia

di Il Raccontafavole

​Pericoloso, mettersi alla guida quando diluvia!

Ezechiele Arnaldi, stava viaggiando sulla strada che lo avrebbe condotto a casa dei suoi genitori, che da lungo tempo non vedeva. 

Era la prima volta che percorreva quel tratto, e la cosa gli parve azzeccata perché c’erano pochissime auto e il viaggio sembrava tranquillo, senza preoccupazioni.

L'unico problema, per Ezechiele, era la distanza tra una stazione di servizio e l’altra, in quanto un problema alla macchina avrebbe potuto creare molte ore di attesa. 

La giornata sembrava mantenersi soleggiata, fino a quando, però, previo avviso, cominciò a piovere e si alzò un vento fortissimo.

Era così intenso che avrebbe potuto spostare l'auto lateralmente, o farlo andare a sbattere contro un altro veicolo proveniente dal lato opposto. 

Il vento faceva si che i rami degli alberi si agitassero in tale maniera da prendere forme quasi umane, di lunghe rinsecchite braccia.

Passarono i minuti, e la pioggia cominciò a scendere così insistentemente che Ezechiele non riuscì più, oramai, a leggere le insegne stradali che venivano di volta in volta superate.

La guida si faceva sempre più difficile e diventava difficoltoso controllare anche il volante, che ogni tanto scivolava dalle mani sudate dell’uomo: pareva che fosse il vento stesso a condurre l’auto verso il proprio destino.

Il cadere dalle gocce di pioggia sul veicolo era tanto intenso, che Ezechiele non riusciva più a riconoscere il rumore del motore.

Decise, così, di accendere la radio.

Si posizionò su una stazione che trattava di meteorologia, la quale informava che i venti stavano raggiungendo una velocità pari a 95km orari; concluse che doveva rallentare.

Pensò che andando più piano non avrebbe avuto alcun problema di guida… ma si sbagliò. Improvvisamente, sentì un forte colpo sul parabrezza e un grido risuonò di l a poco, ma tutto fu coperto dal rumore della pioggia. 

La paura si impadronì dell’uomo, perché immaginò di aver investito qualcuno. 

Frenò e arrestò la macchina.

Rimase immobile all’interno. Passarono alcuni minuti e guardò verso il parabrezza: c'era del sangue, ma nessun segno o ammaccamento dovuto ad un qualsiasi impatto ...

I suoi occhi rimasero sul sangue.

Sembrava, che la forte pioggia, non volesse far dimenticare a Ezechiele che forse qualcuno stava agonizzando fuori, perché non lavava la macchia.

Aprì il vano portaoggetti nervosamente, prese l'impermeabile e lo indossò.

Non aveva mai messo tanto tempo per aprire lo sportello della macchina ... la paura di affrontare la realtà lo paralizzava.

Iniziò ad osservare tutt’intorno al veicolo, cercando di focalizzare il malcapitato, ma non notò assolutamente niente. Tutto era normale, a meno della pioggia che aumentava d’intensità.  

Continuò a controllare per qualche altro minuto, senza scoprire anima o animale vivo.

Pensò che, forse, la vittima avesse avuto la forza di spostarsi e dileguarsi nella boscaglia vicina.

Tornò all’auto, e con estrema sorpresa vide delle macchie di sangue sul sedile.

Rifletté sulla cosa e giustificò il tutto con lo scorrere del sangue, dal parabrezza al sedile, mentre lui era uscito dall’abitacolo.

Mise in moto la macchina e ripartì . 

Si autoconvinse che non aveva investito nessuno, perché nessuno sano di mente sarebbe stato fuori all’aperto in balia di quella tempesta infernale. 

Si sentì meglio, quasi rinfrancato e meno nervoso, ma non sapeva che il peggio doveva ancora arrivare.

Ezechiele, fu costretto a fermarsi quando un fulmine terrificante, apparso dalle nuvole, si abbatté violentemente non lontano da lui.  Si bloccò non per aver frenato, ma perché la macchina non dava più segni di vita.

Eppure c'era la benzina, le batterie erano cariche, l’auto era nuova ... Come poteva spegnersi!

I tentativi per ripartire si dimostrarono del tutto vani. 

Allora, scese senza impermeabile, e si bagnò completamente. 

Riuscì a spostare il mezzo sul ciglio della strada e a rientrarvi dentro.

A quel punto prese la decisione di rimanere lì a dormire, poiché si stava facendo buio. 

Dopo tanto stress, il sonno non tardò ad arrivare, ma uno strano rumore lo destò pochi minuti dopo. 

La pioggia era cessata ed era sopraggiunta un’oscurità profonda.

Guardò verso il sedile posteriore, ma non notò alcunché, nonostante -subito appresso- quel suono si ripresentasse ancor più insistente.

Ezechiele, spaventato, ma incuriosito allo stesso tempo, lasciò la macchina per capire da dove provenisse quel rumore.

Controllò, con la torcia, minuziosamente ogni centimetro del veicolo, non trovando niente di anomalo, fino a quando constatò che un rivolo di sangue stava sgorgando dal tetto del veicolo.

Pensò se fosse stato il sangue del presunto investito, ma la cosa era alquanto impossibile perché la collisione, se mai vi era stata, era avvenuta con il muso della macchina e non dall’alto.

All’improvviso s’accorse che qualcosa o qualcuno si muoveva all’interno dell’auto.

Aprì la bauliera per cercare l’immancabile crick , ma non riuscì a trovarlo.

Mantenne gli occhi sbarrati e diretti all'automobile, e  nuovamente vide un movimento dall'interno ed istantaneamente il cuore cominciò a schizzargli in gola.

Prese, allora, un ramo dal suolo per attaccare quella presenza dentro il veicolo e senza pensare aprì la porta posteriore, ma qualcuno saltò su di lui, buttandolo per le terre.

Si rialzò di scatto e cominciò a colpirlo a pedate, finché non ne scorse il volto.

Aveva il viso orribilmente sfigurato, ma quello che più atterriva di tale visione erano le sue  mani che sostenevano il crick che Ezechiele non riusciva a trovare.

Riuscì a schivare il primo e il secondo colpo, ma poi si dette alla fuga verso il bosco poco distante.

Raggiunse un campo recintato, ma dalla disperazione e dalla fretta rimase impigliato nel fil di ferro.

Cercò di liberarsi, mentre con la coda dell’occhio vedeva quel maniaco avvicinarsi sempre di più.

Finalmente si liberò, e iniziò a correre da un lato all’altro per schivarne i colpi, finché non giunse all’auto.

Tirò fuori della scatola degli attrezzi, che aveva nel bagagliaio ancora aperto, una grossa chiave a brugola, e si diresse verso l’energumeno. Si trovò fronte a fronte con il folle.

Lui col crick, e Ezechiele con la chiave. Erano soli, senza anima viva intorno a loro.

Lo squilibrato tentò di sorprenderlo tentando di colpirlo alla testa con il pezzo di ferro, ma l’uomo si spostò in tempo e a sua volta lo percosse ad una tempia con la grossa chiave.

Rimase immobile, privo di sensi, con un grande ematoma viola sulla fronte. 

Pareva un uomo di circa quarant'anni, sfigurato, ma non dall’incidente. 

Arnaldi trasalì, quando s’accorse che lentamente i suoi occhi si stavano riaprendo.

 

Sembrava stesse esalando l’ultimo respiro, prima di morire.

Ezechiele, d’un tratto si ricordò di avere un contenitore di benzina nel bagagliaio e, perciò, s’incamminò verso la macchina, ma al suo ritorno il moribondo era sparito, volatilizzato.

Ezechiele Arnaldi, iniziò a guardare ognove;  sembrava fosse stato inghiottito dalla terra, fino a che finalmente lo intravide sotto l'auto, che ancora impugnava il crick nella sua mano.

Un acuto sibilo di vento, sembrò consigliare a Ezechiele di disfarsi, al più presto, di quell’essere infernale. Allora si chinò e gli strappò via l’arnese di ferro senza che l’uomo opponesse resistenza. Lo scrutò meglio, e notò che era morto stecchito.

Trascinò il corpo verso il fosso vicino e lo bagnò con la benzina.

Dal bosco gli parve di intravedere due occhi, ma ben presto pensò che tale visione fosse stata causata dalla stanchezza e dal nervosismo accumulato.

Accese un fiammifero e lo gettò sul corpo.

Restò di pietra nel vedere quel pazzo divorato dalle fiamme.

Era tanto intenso il caldo che ugualmente le foglie, umide per la pioggia, si accendevano.

Tentò di tranquillizzarsi, ma sapeva che a quell’ ora della notte chiunque avrebbe potuto  vedere il gran falò da lontano.

Il corpo si carbonizzò e, con l'aiuto di alcuni rami, riuscì ad affondarlo in una enorme pozzanghera di fango non lontana da lui.

Ritornò all'automobile e dopo due tentativi, l’accese, continuando la sua strada.

Era completamente stordito e affranto quando giunse al distributore di benzina; fece il pieno al self-service, perché rimanevano molti chilometri ancora da percorrere.

Era l’alba, quando arrivò ad un incrocio dove alcuni agenti della Guardia Forestale stavano facendo un controllo, perché in quel tratto era proibita la caccia a certe specie di animali.

Dal momento che in pochi, a quell’ora, transitavano le strade, gli agenti, inevitabilmente, fermarono Ezechiele. Si soffermarono ad osservare la sua macchina, arrestandosi in prossimità della bauliera, mentre Arnaldi stava leggendo un catalogo da loro consegnatogli.

Finalmente, dopo dieci minuti, uno degli agenti ebbe a dire:  - Stava cacciando? –

Ezechiele ripose che non era mai stato un cacciatore.

-       È che vedo macchie di sangue nel suo veicolo. –

-       Ahh...- ribattè Arnaldi-, forse avrò investito qualche bestiola che stava attraversando la strada per spostarsi nel bosco. Con la bufera di ieri non si vedeva niente, l’auto –poi- non ha un graffio-.

Passò qualche secondo nel quale l’agente fissò le pupille di Ezechiele.

Finalmente, gli disse con freddezza:  - Si ritenga in arresto.

A tali parole Arnaldi si sentì raggelare, e si domandò immantinente cosa stesse succedendo.

Alcuni secondi più tardi, l’ altra frase -della guardia forestale- lo distrusse del tutto:  - Abbiamo trovato un corpo carbonizzato... nel bagagliaio.

Spiegazioni:

Per quelli che vorranno commentarla, la narrazione termina in siffatto modo…

Rimarrà un mistero su ciò che realmente accadde.

Non finiscono forse così molti racconti di Allan Poe, Stephen King e perfino certuni di Sherlock Holmes di Arthur Conan Doyle, molti capitoli della serie X-files...


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    2 commenti per questo articolo

  • Inserito da Loredana il 18/08/2012 17:36:50

    ...bene. Consiglio accettato: la prossima volta che pioverà, prenderò l'AUTOBUS! Devo ancora decidere, però, se mi ha spaventato di più il corpo a corpo di Ezechiele con questo essere che non si decideva a morire, oppure il fatto che se l'è ritrovato nel bagagliaio...in ogni caso, ho sentito meno la morsa di Caligola! :-)

  • Inserito da chiarastella il 18/08/2012 10:39:11

    Apprezzabile il coraggio di continuare il viaggio della vita nonostante le avversità,accantonando la possibilità di una sosta, di stare a vedere gli sviluppi della situazione. Più che positivo prendere il toro per le corna ,affrontare il mostro pronto ad attaccare per distruggere ma riuscire ad avere la meglio su di lui fino a voler ridurre in cenere perfino la memoria . Queso proposito però può rivelarsi inutile ed eccessivo, anzii un boomerang ,giacchè il ricordo ha bisogno di tempi più lunghi per essere elaborato. Ezechiele avrà la possibilità di dimostrare il meglo di sè,presentando le prove a sua discolpa ed uscirne vittorioso .

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