Crime scene do not cross

Il mostro di Firenze ( Prima parte)

Pietro Pacciani, un contadino nato a Vicchio ( in provincia di Firenze), e abitante a San Casciano Val di Pesa, uccise 7 delle 8 coppie di fidanzati trovate morte nella campagna fiorentina

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Il mostro di Firenze ( Prima parte)

Pietro Pacciani

Gli omicidi di Pietro Pacciani che hanno avuto luogo in Toscana tra il 1968 e il 1980, sono -da circa qualche anno- ritenuti omicidi rituali satanici. 

L'Italia è all'avanguardia quando si tratta di enumerare un’elite-list  di assassini satanici, che quasi sempre sono stati protetti dai loro associati all'interno dei poteri forti italici.  

La parte pulita, invece, della Polizia italiana, con a capo Michele Giuttari, non si spaventò minimamente di fronte a nessun peso politico, ricoprendo un ruolo decisivo nelle indagini che portarono alle condanne dei  famigerati e spietati “Compagni di Merende” nella cruenta vicenda del Mostro di Firenze.

Altri dell’ elite-list  Toscana, che vennero sospettati di essere membri di questa congrega esclusiva, furono un ambasciatore, un artista e un medico. 

Pietro Pacciani, un contadino nato a Vicchio ( in provincia di Firenze), e abitante a San Casciano Val di Pesa, uccise 7 delle 8 coppie di fidanzati trovate morte nella campagna fiorentina. 

Ammazzava con una Beretta, serie 70, calibro 22 e poi tagliava il seno sinistro e le zone pubiche  delle donne. 

Il fatto che queste parti sessuali dei corpi di ragazze e donne venissero asportati fu molto significativo per le indagini! 

Gli investigatori sapevano che i satanisti, con predilezione al cannibalismo, ingaggiavano persone per rifornirsi di queste parti del corpo umano femminile.

Pacciani, un umile lavoratore agrario, aveva acquisito una ricchezza inspiegabile. 

Possedeva due case e aveva svariati milioni in banca. 

Gli inquirenti appurarono che questo danaro proveniva dai membri di queste congreghe che pagavano molto bene affinché fossero approvvigionati di carne umana.

Pietro sarà condannato per questi omicidi nel 1994, ma la sua pena, in seguito, verrà  annullata. 

Nel 1998 tuttavia, Pacciani dovette affrontare un nuovo processo, cosa questa possibile in Italia, poiché emersero nuove prove.

Ma, prima che il contadino potesse essere, di nuovo, condotto in tribunale, morì misteriosamente per un subitaneo attacco di cuore.

Giuttari e il P.M., Paolo Canessa, si dissero estremamente certi che Pacciani fosse stato appositamente ucciso in modo da non presenziare e essere chiamato in giudizio, così da preservare i membri eccellenti della cricca dei satanisti.

I due, affermarono, che l’attacco di cuore fu causato da particolari farmaci che imitavano l’effetto dell’infarto.  

Il 21 maggio 1997, Mario Vanni e Giancarlo Lotti, i cosiddetti “Compagni di Merende” e amici di Pietro Pacciani, andarono sotto processo per il loro coinvolgimento in cinque degli omicidi delle coppie. I due uomini alla fine furono giudicati colpevoli e condannati a vita (Vanni) e a 26 anni (Lotti). 

A questo punto si suppose che, poiché era morto Pacciani, e il Vanni e il Lotti erano dietro le sbarre, il caso del mostro di Firenze sarebbe stato chiuso definitivamente.

Uno dei visitatori di Firenze, durante il processo del 1992 a Pietro Pacciani, fu il romanziere Thomas Harris, il cui bestseller Il silenzio degli innocenti  gli procurò il premio Oscar.

Dirà, qualche anno dopo, di essere stato ispirato dal Mostro di Firenze, per la realizzazione del suo terzo romanzo, Hannibal.

Il mistero del mostro di Firenze iniziò nel mese di agosto del 1968 con l'omicidio di Barbara Locci, 32enne sposata, di Lastra a Signa, e del suo amante Antonio Lo Bianco. Nonostante fosse coniugata e avesse un bambino, veniva definita nel paese come una donna promiscua, e si era guadagnata il soprannome di "Ape regina".

La sera del 21 Agosto 1968, la donna, il suo giovane figlio, e Antonio erano di ritorno da un cinematografo, quando l’uomo suggerì a Barbara di fermarsi nei pressi di un cimitero per un veloce rapporto sessuale, dal momento che il piccolo dormiva sul sedile posteriore.

La donna accettò senza esitazioni.

Il loro divertimento ebbe breve durata.

Appena Antonio cominciò a spogliare la compagna, una figura scura apparve fuori dal buio: sparò e uccise i due amanti.

Dopo il duplice omicidio, l'assassino afferrò il figlio di Barbara e lo portò via.

Qualche ora dopo il giovane si ritrovò davanti alla porta di un contadino, bussò e quando gli fu aperto disse piangendo :” Mio madre e mio zio sono morti”.

L’uomo chiamò subito la polizia.

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