Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
La Traviata
La signora della Camelie porta il suo fascino al teatro del Maggio Musicale. Titolo tra i più amati di Giuseppe Verdi, la Traviata è la prima opera che segue il festival del Maggio vero e proprio appena conclusosi, con un allestimento già collaudato: una ripresa del 2009, messa in scena da Franco Ripa di Meana che firmò per Firenze l’allestimento dell’intera” trilogia popolare” verdiana: una regia nel complesso aliena da tentazioni troppo stravaganti, con alcune trovate ingegnose e molto “colorate” come in gigantesco divano rosso che è una specie di leitmotive scenico; e in cui in cui spiccano soprattutto i costumi ottocenteschi di Silvia Aymonino stile Parigi di Manet e Degas . Allora però la regia e la scenografia (e non solo quelle) suscitarono critiche e perplessità: pastorelle e zingarelli in abiti borghesi parvero a qualcuno decisamente fuori luogo e l’azione scenica non fu sempre del tutto convincente; ci fu poi chi lamento una certa mancanza di sintonia tra palcoscenico e fossa d’orchestra.
Ma a parte la regia, l’edizione di quest’anno che esordisce mercoledì 20 giugno ( con repliche il 21,23, 25 e 26) si presenta rinnovata nelle ugole e nella bacchetta. A questo riguardo, purtroppo, una brutta sorpresa; non ci sarà infatti il giovane “fenomeno” del podio Andrea Battistoni (appena venticinque anni!) a causa di una indisposizione. Lo sostituirà Giampaolo Bisanti (classe 1972) che è stato recentemente apprezzato proprio nella stessa opera. al San Carlo di Napoli. Comunque sia, le opere di Verdi scritte nel periodo della Traviata (rappresentata per la prima volta a Venezia nel 1853) non presentano certo uno strumentale particolarmente elaborato; caratteristica questa (e si dica pure difetto) che il musicista bussetano mantenne sin quasi alla fine della sua produzione, quando l’incontro e la collaborazione con Arrigo Boito lo portarono a un rinnovamento totale anche in questo settore.
E’ innegabile però che quest’opera sia notevolissima sotto il profilo melodico e vocale e resti comunque una tra le più amate dal pubblico italiano. Dopo scelte decisamente coraggiose e innovative come gli splendidi Viaggio a Reims e Cavaliere della Rosa (senza dimenticare la superba Anna Bolena donizzettiana) comprensibile dunque una titolo più “di repertorio”, che si presenta di notevole interesse anche sotto il profilo delle voci: il ruolo di Violetta sarà affrontato dal giovane e affermato soprano lettone Marina Rebeka e da Silvia Dalla Benetta (21, 25 giugno), specialista del repertorio belcantistico ; in quello del giovane e “bollente” Alfredo Germont i tenori Aquiles Machado e Giuseppe Varano (21,25) mentre il borghesissimo e un po’ perfido Giorgio Germont sarà interpretato dai baritoni Vladimir Stoyanov e Simone Piazzola.
Di sicuro effetto è la vicenda, notissima, narrata nell’opera: quella di una cortigiana (oggi diremmo forse …. una escort) che commette il gravissimo “errore” di innamorarsi perdutamente per davvero, sfidando le implacabili convenzioni dei benpensanti dell’epoca che la schiacciano, anche se poi a toglierla di mezzo ci penserà una provvidenziale tisi. Il libretto di Francesco Maria Piave, versificatore non eccelso ma nel complesso dignitoso, ricalca fedelmente il romanzo (poi dramma) di Alexander Dumas figlio (la Dignora delle Camelie)a sua volta ispirato a una vicenda reale che il programma di sala ricostruisce molto bene in un saggio di Luca Logi: Marie (o Alphonsine) Duplessis, il cui ritratto reale appare un po’ più cinico e meno sentimentale del personaggio indimenticabile portato poi sul palcoscenico: una vera e propria “donna di lusso” molto abile nella sua autopromozione, che arrivò a vantarsi di avere spese quotidiane per 500 franchi …. Quasi meglio di un ministro dei nostri giorni. Un bel tipo che pare dicesse che “La menzogna mantiene bianchi i denti” e agli amanti ufficiali aggiungesse i cosiddetti amants du coeur, come proprio il giovane Alexandre Dumas:” giovani simpatici ma squattrinati, per i quali poteva ricavare qualche spazio nel ménage, perlopiù a ore impossibili, a condizione che non interferissero con le fonti di reddito principali” (Logi) . Meglio decisamente la Violetta del palcoscenico, personaggio centrale e assolutamente protagonista che Verdi amò moltissimo perché per certi aspetti gli ricordava la sua relazione con cantante Giuseppina Strepponi (che poi diventerà sua moglie) allora seriamente ammalata. Ma per una volta, la vita fu più generosa dell’arte e nel caso di Verdi ci fu il lieto fine.
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